Intervista a Lucio Pedercini

Cogliendo un momento libero nell'immensa mole di lavoro invernale (tra programmi, test, sviluppi e quant'altro), riusciamo a contattare Lucio Pedercini, patron dell'omonimo team Pedercini Superbike. L'ex pilota, e ora dirigente, di Volta Mantovana si lascia intervistare da me, per rendere pubblici aneddoti e racconti della sua interminabile carriera nel mondo dei motori, in modo da allietare a noi appassionati di motociclismo agonistico, queste fredde giornate invernali.

Intervista:

Ceppa: La prima parte dell'intervista è focalizzata sulla tua attività di pilota. Un pilota valido, giovane e veloce, questo è quello che Lucio ha dimostrato di essere dal suo esordio alla sua ultima gara corsa. Lucio, ci puoi raccontare direttamente l'iter della tua carriera? Ricordando anche il tuo passato nel mondiale 500.
Lucio: Ci vorrebbe troppo tempo per fare il riassunto di tutta la mia carriera di pilota in quanto ho iniziato a correre a 15 anni. In sintesi direi che la tappa iniziale più importante è stata alla fine del '91, quando Pattoni mi chiese di provare la sua moto e dopo il test mi disse che mi avrebbe portato a fare il mondiale 500. Avevo 19 anni e mi sembrava di sognare. Sono rimasto in MotoGP sino al 1997 e nel 1996 risultai essere il miglior pilota privato. Poi nel 1997 decidemmo di passare alla Superbike dove sono rimasto fino al 2006, quando mi sono dovuto ritirare per le conseguenze di un infortunio al braccio destro. Detengo ancora oggi il record come pilota che ha collezionato più presenze in Superbike alla guida di una Ducati (177)

Ceppa: Di tutte le moto che hai avuto o provato nella tua carriera agonistica, quale è stata quella che più ti ha affascinato, quella con cui hai finalmente pensato di poter “far bene”, come si dice nel circus?
Lucio: Indubbiamente la moto più impressionante e indescrivibile che io abbia mai guidato è stata la 500 ROC Yamaha con la quale dal 1993 al 1997 ho corso nel mondiale 500. Tanta potenza tutta assieme…. da strappare i polsi. Una cavallo selvaggio davvero difficile da domare. Era una gran moto che però non poteva certo competere con quelle ufficiali.

Ceppa: Cosa è mancato, ad un pilota italiano veloce, giovane e atletico come te, per consacrarsi nell'olimpo dei piloti italiani nel motomondiale? Hai qualche rimpianto?
Lucio: No, nessun rimpianto. Ho gareggiato nei maggiori campionati mondiali, dalla 500 alla Superbike. Ho vinto due campionati italiani Superbike e soprattutto ho sempre dato il massimo di me stesso ogni volta che sono sceso in pista. Penso che per fare ancora meglio avrei avuto bisogno di trovare uno sponsor importante. Uno di quelli che ti rendono appetibile per i più importanti team ufficiali.

Ceppa: Puoi raccontarci un aneddoto simpatico accaduto durante la tua straordinaria carriera? E anche il momento più brutto trascorso…
Lucio: Non ricordo al momento un aneddoto particolare. Per quanto riguarda il momento più brutto è stato senza dubbio quello del mio ritiro, dovuto alle conseguenze del mio infortunio. Il braccio destro non mi permetteva più di guidare una moto da pista come avrei voluto ed ho dovuto appendere il casco al chiodo. Quello più bello penso sia stato nel 2004 quando a Misano conquistai la pole position nel mondiale Superbike.

Ceppa: Hai affrontato tanti avversari, tanti campioni del mondo di un tempo ormai passato. Puoi fare un podio di quelli da te più temuti e rispettati? e per quali caratteristiche ti affascinavano questi atleti?
Lucio: Nella mia carriera ho avuto la fortuna di correre con dei mostri sacri come Swhantz, Rainey, Lawson, Gardner, Mamola, Doohan, Criville, Roberts Jr. Impossibile fare una classifica. Sono stati tutti dei grandi piloti. Non c'era un motivo particolare per il quale mi piacevano, se non quello che sapevano sfruttare al massimo le scorbutiche 500 dell'epoca. A quei tempi correre in 500 voleva dire essere davvero i migliori piloti al mondo. Altri tempi……….

Ceppa: Il nuovo millennio porta con se la nascita di un nuovo team nel mondiale Superbike. Il team della tua famiglia, nel quale inizialmente sei il pilota di riferimento e poi team manager. Ebbene, puoi raccontarci il perché si è arrivati a questo step evolutivo?
Lucio: Visto che non avevo la possibilità di correre in un team ufficiale, la mia famiglia decise di fare da soli e di creare il team che ancora oggi corre nel mondiale Superbike. Gli inizi non furono affatto facili e mio padre si dovette impegnare molto economicamente. Poi piano piano i risultati sono arrivati e con loro i primi sponsor che ci hanno aiutato a creare una struttura che è stata ed è in grado di competere ai massimi livelli. Quando abbiamo creato il nostro team c'era ancora la possibilità di far bene nel mondiale 500, ma poi lo spazio per i privati è andato via via diminuendo sino a sparire. In Superbike invece una struttura privata può ancora dire la sua e fare bene.

Ceppa: Come è cambiato il mondo della Superbike dai tuoi inizi come team manager ad ora?
Lucio: All'inizio c'erano più passione e meno interessi economici. Si correva con moto veramente derivate dalla serie ed i mezzi erano molto vicini tra loro. Ora ci sono le moto ufficiali e quelle private e soprattutto ora ci sono molte persone che non sono certo mosse dalla passione, ma solo dall'interesse economico.

Ceppa: Fissato il casco al chiodo e vestiti i panni di team manager, hai avuto la possibilità di selezionare vari piloti per cercare di portare il nome del tuo team più in alto nella classifica iridata. Ebbene, quali dei piloti avuti sotto la tua gestione ti ha maggiormente impressionato durante tutti questi anni?
Lucio: Il mio team ha fatto correre molti piloti. Da Neukirchner a Scassa a Badovini, fino a Hayden e Baiocco che hanno corso con noi lo scorso anno. Per noi sono stati tutti importanti e li ricordiamo tutti con affetto, ma non ce n'è stato uno che mi abbia impressionato in modo particolare. Ogni pilota ha le proprie caratteristiche con punti di forza e punti deboli ed inoltre i nostri sono solitamente piloti giovani che devono ancora esprimere il loro potenziale.

Ceppa: Quale è la difficoltà maggiore, al giorno d'oggi, per un team privato nel mondiale Superbike? Considerando anche la recente contrazione economica dei mercati, che di certo non aiuta.
Lucio: La recente crisi economica mondiale non ha fatto che acuire le difficoltà dei team privati come il nostro. I team ufficiali non solo dispongono dell'aiuto della casa madre, ma solitamente hanno dei budget molto superiori ai nostri. Per questo diventa ogni anno più difficile competere in un campionato difficile come il mondiale Superbike. Da parte nostra cerchiamo di ottimizzare al massimo il nostro budget e soprattutto cerchiamo di ridurre le spese. Ancora oggi siamo io e mio padre a guidare i camion mentre mia madre si occupa dell'hospitality. Per fortuna noi possiamo contare sull'aiuto della Kawasaki che ci considera un team satellite e ci supporta dal punto di vista tecnico.

Ceppa: Per concludere, una domanda da un milione di euro…Quali sono i piani per il futuro di Lucio Pedercini? Intesi come uomo, prima di tutto e team manager poi…?
Lucio: Come uomo il mio maggior impegno è quello di far crescere i miei tre figli che sono ancora piccoli e che richiedono quindi la mia presenza ed il mio aiuto. Sono soddisfatto del mio lavoro e felice con la mia famiglia e questo penso siano le due cose più importanti. Come team manager so che devo lavorare molto assieme ai mio padre e a mio fratello per mantenere la nostra squadra ad alti livelli. Diventa ogni anno più difficile non solo far quadrare i conti, ma anche organizzare l'aspetto tecnico del team, scegliere i piloti e tenere i contatti con la Kawasaki e con i nostri sponsor. Però ormai di cose facili in giro ne sono rimaste poche e poi noi siamo abituati a lavorare e non ci facciamo certo impressionare dalle difficoltà. Anche ora, come prima in pista, devo dare sempre il massimo e non sentirmi mai appagato.

Ceppa: Grazie mille per il tempo concessomi, riuscire a contattare persone così influenti del motociclismo agonistico è per me fonte di grande orgoglio. Le mie interviste sono lette da un numero sempre maggiore di persone e ringrazio ancora Lucio per la sua disponibilità. Auguro al Team Pedercini un sincero “in bocca al lupo” per la stagione 2011.
Lucio: Grazie.


Michele “Ceppa” Prontelli.

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